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venerdì 18 febbraio 2011

Che antipatica questa agricoltura


L’agricoltura italiana, da ancora l’ennesima prova della professionalità e della serietà con cui viene svolta. Da alcuni dati forniti durante un convegno su “Gas serra ed energie rinnovabili” organizzato dal Consorzio il Biologico di Bologna insieme al Bioenergy Expo di Veronafiere, emerge che l’agricoltura italiana è già ora allineata con i parametri del protocollo di Kyoto relativi alle emissioni di gas serra.
Dal 1990 al 2008 l’agricoltura ha fatto registrare un calo di emissioni del 12%, vale a dire il doppio di quel 6,5% fissato in generale dall’Italia nel protocollo di Kyoto.
Tutto questo è avvenuto pagando l’ennesimo scotto in termini di animali allevati e quindi di reddito.
Sapete cosa succede in tutti gli altri settori economici? Nello stesso periodo hanno aumentato le loro emissioni del 4,7%.
Perché, quindi, ancora una volta l’agricoltura deve sacrificarsi per tutti? Perché sono sempre gli agricoltori a dimostrarsi nel complesso i più seri rispettando (sempre in generale. Anche in agricoltura, ovviamente, ci sono le pecore nere) le regole a scapito del proprio reddito?
E perché questo non si sa, ma anzi, si continua su tutti i media a dipingere l’agricoltura come la principale inquinatrice del Paese, imponendole restrizioni ormai insostenibili dal punto di vista produttivo e, soprattutto, economico?
Addirittura ci sono state compagnie aeree che negli aeroporti affiggevano manifesti con su scritto “gli aerei inquinano meno dei bovini”. Francamente era troppo, oltre che ovviamente, logicamente falso ed offensivo verso una categoria che non ha poteri di lobby e non riesce mai a difendersi.
A proposito poi di energie rinnovabili, dovrà entrare in vigore un decreto Legge che impedirà alle aziende agricole di impiegare più del 15% della propria produzione per fare biogas. Perché questo? Perché negare ancora una volta all’agricoltura di poter tirarsi su economicamente?
A parte il fatto che non si capisce cosa voglia dire questo 15% (ettari, quintali di produzione, di produzione di cosa poi, visto che le aziende agricole coltivano più produzioni), cosa si pensa di ottenere? Una riduzione dei prezzi agricoli? Proprio ora che su alcune colture come i cereali arrivavano non a coprire semplicemente i costi di produzione, ma a dare anche un po’ di margine?
Allora è proprio vero che questa agricoltura sta antipatica a qualcuno.

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