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giovedì 27 gennaio 2011

Il pomodoro da industria. Una coltura storica destinata a passare alla storia?

Il comparto del pomodoro da industria sta vivendo una fase decisiva per la sua storia. 
A partire dalla campagna 2011, infatti, i produttori non beneficeranno più di parte dei contributi da parte dell'Unione Europea (non sto a tediarvi con la spiegazione della definizione di contributo accoppiato e disaccoppiato, che a voi "non addetti ai lavori" annoierebbe e basta) che fino ad ora (o meglio, fino a qualche anno fa) lo rendevano interessante sotto l'aspetto reddituale. 
Senza questo contributo, buona parte delle aziende agricole che coltivano pomodoro da trasformazione non avrà più interesse a produrre questa nobile bacca, così importante nella nostra caratteristica dieta mediterranea.
Macchina per la raccolta meccanica del pomodoro da industria

Le aziende non più interessate sono quelle che lo producono da pochi anni e non hanno quindi una quota storica di produzione, quelle che hanno sì una quota storica di produzione, ma lo producono da così tanti anni da avere i terreni "stanchi" e che quindi non possono garantire rese ottimali dal punto di vista economico, oppure aziende agricole non associate a consorzi di trasformazione come ad esempio il consorzio padano ortofrutticolo, meglio conosciuto come Co.pad.or. che, a fine trasformazione possono spesso garantire il pagamento di un prezzo un po' più alto rispetto alle altre industrie di trasformazione.

Caricamento su rimorchio del pomodoro da industria
La domanda che tutti gli addetti ai lavori (agricoli) si pongono è se l'industria di trasformazione sarà disposta a pagare questa differenza di prezzo che il mancato contributo ha lasciato o se invece, preferirà rivolgersi a fornitori stranieri, dove, dati i minori costi di produzione dovuti a minor costo del lavoro, mancanza di adeguati disciplinari di produzione o minori controlli sul prodotto, possono acquistare materia prima a prezzi più bassi.
Anche a noi piacerebbe poter dare all'industria il nostro prodotto agli stessi prezzi, ma non possiamo a causa della presenza di costi alti dati dal rispetto dei disciplinari di produzione (questo ci fa piacere, perchè possiamo così garantire un ottimo prodotto), ma soprattutto dal costo del lavoro e della burocrazia.
In entrambi i casi, se la nuova legge sull'etichettatura dei prodotti alimentari che obbliga ad indicare la provenienza della materia prima funzionerà, lo sapremo semplicemente leggendo l'etichetta stessa. 
Insomma nel giro di un anno sapremo se una coltura storica rimarrà coltura o passerà alla storia.
Certo è, che se così dovesse essere, sarebbe l'ennesimo schiaffo morale, ma soprattutto economico all'agricoltura italiana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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