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domenica 19 dicembre 2010

La mia agricoltura, l'agricoltura di tutti.

Ciao a tutti, il mio nome é Davide Stringa e sono un imprenditore agricolo.
Quando mi capita di parlare con amici che non hanno a che fare con l'agricoltura o mi capita di incontrare nuove persone, giunti al momento di raccontarsi che cosa facciamo nella vita, alla mia risposta "faccio l'agricoltore", mi sento sempre ed immancabilmente rispondere: " ma dai? Che bello, che fortuna che hai, stai sempre a contatto con la natura. Anch'io vorrei fare l'agricoltore".
Subito mi pervade una sensazione di orgoglio. Penso quanto sia bello che la mia professione sia così considerata, ma poi, dopo aver scambiato quattro chiacchiere, mi accorgo sempre che questa considerazione della professione dell'agricoltore, la gente ce l'ha perché in fondo in fondo non la conosce affatto.
Ragioniamoci su. L'esodo di massa dalle campagne è avvenuto ormai da qualche decennio e da qualche decennio continua specialmente dalle aree più disagiate come quelle collinari o montagnose. Chi mi esprime questa considerazione é figlio, se non addirittura nipote di chi quelle campagne le ha lasciate per cercare la cosiddetta fortuna in cittá. Spesso per queste persone, ciò che mangia arriva direttamente dal supermercato. Le tappe che ha compiuto un pomodoro o una bistecca prima di arrivare nel piatto rimangono un mistero. Del resto non si può sempre pensare all'origine di ogni cosa che compriamo. Anche la nostra mente ha bisogno di saltare passaggi anche perché oggi come non mai è costretta ad un superlavoro vista la difficoltà della vita moderna. Però, chissà perché, mi sembra, vuoi perchè il pomodoro o la bistecca arrivano da un luogo ormai non legato alle vicende quotidiane della gente, vuoi perché la campagna è sempre più vista come luogo di riposo piuttosto che come luogo di produzione, vuoi perché è molto più facile accedere alla produzione di un prodotto meccanico o all'erogazione di un servizio finanziario o assicurativo od informatico dato che nascono in città, che questo pomodoro e questa bistecca assomiglino per molti sempre più ad un qualcosa che in automatico si materializzano nel luogo dove vengono acquistati.
Premesso tutto ciò, il mio forse presuntuoso intento è quello di avvicinare la gente all'agricoltura e quindi anche a ciò che mangia. Eh si, perché purtroppo, anche quello che normalmente viene trasmesso in tv o scritto (per la verità molto raramente) sui giornali, molto spesso non da un quadro obiettivo del mondo agricolo. Anche i giornalisti, del resto, nella maggior parte dei casi non hanno molti contatti con il mondo agricolo poiché vivono in città.
Il settore agricolo, che è un comparto economico come mille altri, è forse però il meno conosciuto. I suoi problemi sono dibattuti solo tra gli addetti ai lavori e non suscitano alcun interesse nell'opinione pubblica, venendo anche così messi molte volte in secondo o in terzo piano da chi opera in sede politica o nelle istituzioni pubbliche.
Nonostante questo, io credo che ci siano persone che nulla hanno a che fare con l'agricoltura, ma che pensano che, dato che è questa che produce il cibo (l'unico forse, tra i beni prodotti, che può essere considerato indispensabile insieme ad alcuni medicinali e ad alcuni indumenti), che l'agricoltura vada difesa non a scapito, si badi bene di altri comparti economici (tutti hanno la loro dignità), ma almeno alla pari.
Scrivo ciò perché (e qui sono sicuro che molti non lo sanno) l'agricoltura è ormai da undici o dodici anni che vive una grave crisi. Molto più grave di quella portata dalla congiuntura mondiale da un paio d'anni a questa parte a quasi tutti gli altri comparti dell'economia mondiale.
Mi piacerebbe essere un piccolo messaggero che di porta in porta, discretamente bussa chiedendo solo di essere ascoltato per qualche minuto su di un problema che, in fondo, coinvolge un po' tutti.
Tutti, infatti, mangiano.
Davide

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